destionegiorno
Sono un ex insegnante di scuola media (di francese) , e vivo nella cittadina in cui sono nato (a quindici chilometri a nord-est di Napoli) . Da giovane scrissi un centinaio di poesie (quasi tutte adesso da buttare) in versi liberi (e qualcuna anche quasi ermetica) , ma poi, dopo un letargo poetico ... (continua)
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«Pur confessando apertamente di non amarlo, ho fatto il nome di Joyce in questa composizione perché, insieme agli altri due (Proust e Kafka), egli è universalmente riconosciuto come il maggiore romanziere del Novecento. Forse, siccome si pensa che il numero tre sia perfetto, spesso anche in letteratura si formano delle triadi, quando si devono elencare i maggiori scrittori di una certa nazione e / o di un determinato periodo storico. I più grandi autori teatrali del Seicento francese furono senz'altro Racine, Corneille e Molière, i migliori poeti italiani del Novecento Ungaretti, Montale e Quasimodo, ecc. In realtà, non mancano altri validissimi autori (nel caso della recente poesia italiana, ad esempio, Campana, o Saba, e in quello del romanzo europeo Musil, o Svevo), ma il numero tre è sacro, e non ci si ricorda quasi mai del quarto, o del quinto (anche alle Olimpiadi, del resto, le medaglie assegnate per ogni competizione sono solo tre, e l'atleta arrivato quarto è destinato ad essere ben presto dimenticato...)» |
Inserita il 09/07/2017 |
Antonio Terracciano
Con Kafka e Proust io spesso a passeggiare
sono andato su strade della vita,
su quelle a volte dolci ed altre amare,
senza fretta aspettando via d’uscita.
Vidi gli inaccessibili castelli,
subii processi senza comprensione,
trasformato in insetti poco belli
io mi sentii in più di un’occasione.
Però non mi mancò quella dolcezza
del ricordo del tempo ormai perduto,
delle fanciulle in fiore la gaiezza,
ed il ragionamento alquanto acuto.
Sono stati compagni, quei due miti
(con Joyce io no, non ho proprio legato):
abbiamo passeggiato insieme, uniti
da un simile sovente, stesso fato. | 

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